lunedì 16 giugno 2014

Recensione: La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo? (di Gianandrea de Antonellis)

Gender non è il solito anglicismo di moda nel linguaggio corrente per sostituire un termine italiano corrispondente: tale parole non è quindi un altro modo per indicare il sesso, ma è stato imposto per stravolgere la mentalità corrente e superare (se non distruggere) la naturale dicotomia uomo/donna. Infatti il termine fa parte di una ben precisa strategia culturale, come è stato molto ben spiegato dai partecipanti al convegno che si è tenuto lo scorso 21 settembre a Verona, i cui atti sono presentati dalla casa editrice Solfanelli, con un’introduzione del presidente di “Famiglia Domani”, Luigi Coda Nunziante, e del presidente del Movimento Europeo per la Difesa della Vita, Alberto Zelger. Il convegno ha visto anche la partecipazione del sindaco Flavio Tosi e del vescovo Mons. Giuseppe Zenti.
Il primo relatore, Roberto de Mattei, ha ricordato quali sono le tappe storiche dell’evoluzione (o, meglio, dell’involuzione) del pensiero filosofico che hanno portato all’attuale attacco alla famiglia e come il cristianesimo sia intrinsecamente contrario ad una società in cui la retta sessualità sia sostituita dalla genericità del gender.
Il compianto Mario Palmaro ha poi ripercorso l’evolversi degli strumenti legislativi utilizzati dai propugnatori del gender, sottolineando l’importanza di riconoscere certe leggi come “ingiuste” (che non è un paradosso: la legge positiva deve essere giusta, cioè adeguarsi alla legge naturale e non calpestarne i principi) e di non accettarle con la logica del “male minore”, come si fa in certi ambienti politici (demo)cristiani e addirittura ecclesiastici.
Quindi Chiara Atzori, medico, si è soffermata su questioni tecniche, dimostrando come l’omosessualità sia una devianza di tipo psicologico, non una norma di tipo fisico: si nasce uomini o donne a seconda del proprio corredo genetico e non c’è cura ormonale né operazione chirurgica che possa modificare il nostro Dna, che ci incasella fin dal concepimento quali maschi (geni XY) o femmine (geni XX). Ogni altra forma (XXY, sindrome di Kleinefelter, oppure X0, sindrome di Turner) è un’anomalia biologica, peraltro rarissima, oppure è il frutto di patologie psicologiche. Una scientifica e distaccata analisi delle maniere di contrarre l’Aids fa giungere la studiosa alla conclusione che la natura stessa sembra respingere l’omosessualità, punendola per la perversione della sodomia.
La psichiatra Dina Nerozzi ha ripercorso le tappe che, a livello di organizzazioni mondiali (come l’Unesco e l’Oms), hanno spinto verso la “cultura” del gender. La Nerozzi ha individuato nella dichiarazione del presidente americano Harry Truman, all’atto di aderire all’Unesco nel 1946, la cellula primigenia della rivoluzione del gender, quando parlò di «unità morale del genere umano», mentre uno scritto programmatico della stessa società internazionale prevedeva di «andare oltre le filosofie, le teologie e le dottrine politico-economiche tradizionali». La studiosa sottolinea come la teoria del gender proceda di pari passo con il tentativo di far accettare culturalmente altre perversioni, in primo luogo la pedofilia.
Non l’Unesco, ma l’Onu è stata al centro dell’intervento del giurista Luca Galantini: l’uso di termini in apparenza positivi come “tolleranza”, “libertà”, “fraternità” (e lo studioso non manca di notare la sostituzione fin dai tempi della rivoluzione francese della SS. Trinità con la triade “libertéégalitéfraternité”) sono alla base dei “principi di Yogyakarta” (dal nome della località indonesiana dove nel 2006 si riunirono le maggiori organizzazioni sovranazionali impegnate nella lotta per i diritti umani) che costituiscono la “road map” per giungere al riconoscimento globale dei «diritti umani alle persone con diverso orientamento sessuale e identità di genere».
Ci sono, insomma, tutte le premesse per un nuovo totalitarismo, imposto non (ancora) dalla polizia o dall’esercito, come fa notare Matteo D’Amico nel suo intervento conclusivo, bensì attraverso la manipolazione delle coscienze (e per mezzo dei tribunali). L’attacco sessuocentrico alla civiltà cristiana (con conseguente eliminazione della vita spirituale, impensabile senza l’elogio della castità), le cui future tappe saranno l’accettazione dell’eutanasia, della pedofilia e dell’incesto, passa attraverso la legislazione, ma anche attraverso il lavaggio del cervello operato con i mezzi di comunicazione di massa e l’educazione scolastica.
Gianandrea de Antonellis